Dagli anni Settanta al 1991

Dagli anni Settanta al 1991

L’aumento dei costi di gestione e la diminuzione della concentrazione di minerale porta la miniera, nel 1976, ad un passo dalla chiusura e dal licenziamento di tutti i minatori.
Nel 1978 subentra una nuova società, la SAMIM (gruppo ENI), che gestisce la miniera fino al 1986. Nel 1984-85 si producono 2.000 tonnellate di galena e 21.000 tonnellate di blenda.
Nonostante la crisi irreversibile del sito minerario e le cicliche ipotesi di chiusura, le forze politiche locali ottengono una proroga fino al 1991. Seguono cinque anni gestiti da una nuova società, la SIM, che conduce la miniera fino alla sua chiusura.
Il 6 febbraio 1991 la miniera vive l’ultimo atto: il turno mattutino vede scendere in miniera un nutrito gruppo di minatori che inscenano una clamorosa protesta, rimanendo asserragliati per 17 giorni consecutivi. L’occupazione si conclude con la stipula di un accordo che comprende il recupero ambientale di Cave del Predil, la realizzazione di un museo che sfrutti parte delle gallerie della miniera e di un’industria metallurgica gestita dal Gruppo Cividale che impieghi parte del personale della miniera.